mercoledì 22 agosto 2012


Ricordo molte cose. Molti episodi della mia vita. Gli odori, i sapori, le sensazioni. Ricordo il caldo delle estati passate nelle nostre case sul mare, i piedi nudi insensibili al calore dei gradini, della sabbia, dei nostri scogli. Ricordo i graffi, le ferite, i tagli, le croste, le cicatrici, le risate, le corse, i nostri occhi da bambini, che inconsapevolmente ci legavano per la vita. Ricordo il freddo di New York, a distanza di anni, gli stessi occhi, un’altra pelle. Un filo sottile, invisibile, che c’è, si percepisce, si fa sentire. Ricordate anche voi tutto quello che c’è stato, le persone che abbiamo condiviso e perso, le parole che ci confessavamo. La mia prima sigaretta – ricordo anche quella. Adesso la spiaggia, sempre la stessa, cambiata di poco. Le nostre case vuote, svuotate di quello che siamo, che eravamo da bambini. Eppure ancora sanno parlarmi di noi, ci seguono, ci ascoltano da lontano. Questa è la condivisione. Essere insieme anche quando non lo si è, anche dopo 20 anni, con un plettro, un braccialetto, una parola, un sorriso, un abbraccio. Questa è l’amicizia vera, che dura una vita, che ti ricorda che qualcosa di bello esiste sempre, che vale la pena di tornare bambini ancora una volta, senza preoccuparsi di sporcarsi le mani, di affondare i piedi nella sabbia, di scoprirsi per ciò che si è realmente. L’amicizia che ti aiuta a riflettere, che sa chi sei e che ti permette di spezzare un blocco dello scrittore durato mesi. Anche per quello oggi canto. Per voi che sapete chi sono. Per i ricordi che mi legano a voi.
Grazie.

giovedì 23 febbraio 2012

Chiedimi se sono felice.

Facciamo finta, per un attimo, che siate davvero convinte di quello che fate. Facciamo finta che questa situazione vi vada bene realmente e che non sia il figlio obeso dell’Orgoglio. Facciamo finta che pensiate che salutarvi per sempre sia la scelta migliore per voi.
Premettendo che non ci crede nessuno –e per questo fingeremo–, io credo che dovreste ripensarci.
Avete deciso, per motivi più che futili, di chiudere le porte al vostro rapporto. Adesso voglio che immaginiate di possedere il diamante più prezioso al mondo. È inverosimile che un giorno, svegliandovi e non trovandolo sul comodino, decidiate di chiuderlo a chiave in un forziere e gettarlo in fondo all’oceano, solo perché non ricordavate dove lo avevate riposto. Lo fareste? Non credo. Eppure lo state facendo.
Mi pare, tuttavia, che non sia troppo tardi. E credo –ma è solo il mio parere- che ci sia sempre tempo per mettere da parte l’orgoglio e dire “senti, fanculo tutto, io ti voglio bene”. A essere sincera, sto male a vedervi distruggere una cosa tanto bella. E io odio la parola “cosa”, ma non so come definirla. Voi avete, voi siete qualcosa di meraviglioso. Voi avete la possibilità di rendere pura, reale, viscerale, profonda, catartica un’amicizia. Pensate che capiti tutti i giorni? A meno che non ci sia di mezzo l’amore (e questo non è ancora del tutto chiaro). Ma, a parte questi (non) trascurabili dettagli, siete davvero sicure di voler sfoderare i vostri audaci aculei di riccio e farvi la guerra? Non pensate che sia finita, illuse! Non basta “eliminare qualcuno dagli amici di facebook”. È triste anche solo da leggere, questa frase. Continuerete a combattere l’una il ricordo dell’altra, nelle vostre menti e nel vostro stomaco.
Giuro, mi fa male. Non so come spiegarvelo. Mi sembra tutto così assurdo. Immaginate di vedere il cielo che si scioglie. Immaginate di vedere il mare che si prosciuga. Terribile, incredibile. A questo mi fate pensare voi. Un rapporto vero che va in malora per uno stupido messaggio non inviato. Bastava dire “ehi, sono qui, ho bisogno di te”. Bastava dire “scusa, hai ragione, ho sbagliato”. Basta poco. Basta dire “ti voglio bene and nothing else matters”.
Forse nulla sarebbe più come prima, oppure sì. Basterebbe essere chiari, sinceri, scoprirsi, lasciare le armi chiuse fuori dalla vostra stanza e parlare. Non precipitate, vi prego! Non ve ne siete accorte nemmeno, ma avete costruito una piccola fortezza impenetrabile nel bel mezzo di un fittissimo bosco. Quattro mura e una porta. Non credo ci sia il tetto, nel vostro monolocale. E avete vissuto quello spazio insieme, lo avete arredato, avete lasciato entrare qualcuno che poi, di corsa, avete di nuovo sbattuto fuori. Uno spazio solo vostro che nessuno potrà mai profanare. E adesso una è dentro e l’altra è fuori. Innaturale. Va contro le vostre inclinazioni, contro ogni genere di buon senso. E piangete entrambe la perdita di quel piccolo paradiso. Stretto, ma confortevole.
La porta è chiusa a chiave, ma la chiave esiste ancora. Non potete liberarvene, perché è sotto la vostra pelle, dentro le vostre vene, inestirpabile. L’unico problema è che dovete collaborare. E non sapete che basta veramente poco.
E non sapete che le delusioni fanno male, ma prima o poi passano. Il rimpianto, invece, ti tortura lentamente per tutta la vita.

But it’s not too late
for love.